- 15 Settembre 2021
- Posted by: Giorgio Grimani
- Categoria: Sicurezza

Green Pass sì, Green Pass no. Questo è il dilemma che gira intorno alle aziende nei dibattiti di inizio settembre. Il decorso della pandemia mondiale, che sta costringendo le imprese a numerosi sacrifici e adeguamenti, è arrivato ad un punto cruciale.
Emesso nella sua forma ufficiale il 6 agosto 2021, quando è entrato in vigore, questo nuovo metodo di prevenzione ha creato da subito un acceso dibattito.
Lo scopo è sempre la sicurezza dei posti di lavoro durante la pandemia di Covid 19 ad essere al centro dell’attenzione,
In questi giorni è in corso una serie di discussioni nella cabina di pilotaggio del Governo che tratta l’estensione di questo obbligo a tutte le aziende, sia pubbliche che private.
Mentre si attende di capire quale futuro si prospetta con il Green Pass, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su cosa implica l’introduzione del certificato verde per le aziende.
Cos’è il Green Pass?
La certificazione Verde COVID-19 viene rilasciata a chi è vaccinato, a chi è in possesso di un certificato di guarigione dal Covid-19 o a seguito di un tampone negativo.
Meglio conosciuto come Green Pass, questo certificato permette di poter accedere in luoghi a rischio, limitando il rischio di diffusione del Virus.
Eventi sportivi, piscine, cinema, teatri, palestre, concerti, concorsi pubblici, sono molti i luoghi in cui già dal 6 agosto per accedere è obbligatorio essere provvisti di Green Pass.
Si tratta principalmente di posti al chiuso, in cui il Virus si muove più facilmente e che quindi necessitano dei dovuti controlli.
Per ottenerlo bisogna rispettare diversi criteri:
- decorso di 15 giorni dalla prima dose di vaccino (con validità di 9 mesi)
- certificato di guarigione dal Covid-19 (con validità di 6 mesi)
- tampone molecolare negativo (con validità di 48 ore)
Viene generato automaticamente dalla Piattaforma Nazionale DGC ed è scaricabile dal sito www.dgc.gov.it, dall’App IO, dall’App Immuni oppure tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico Regionale.
No Green Pass in azienda: Ecco cosa si rischia
Per le aziende in cui è previsto l’obbligo di Green Pass sono previste delle sanzioni nel caso in cui fosse rilevata un’infrazione.
È dovere dei titolari o dei gestori controllare il possesso dell’idonea certificazione. Per verificarne l’autenticità è stata messa a disposizione un’ App del ministero della salute (Verifica C-19). Insieme alla scansione è opportuno effettuare un controllo incrociato con i documenti di identità, i cui dati devono combaciare con quelli del certificato.
In caso fosse riscontrata la violazione di queste normative saranno sia l’esercente che il cliente a doverne rispondere. È prevista infatti una sanzione pecuniaria che va dai 400 ai 1000 Euro per chi non rispetta l’obbligo di Green Pass, con uno sconto del 30% se pagata entro 5 giorni.
Qualora l’infrazione fosse riscontrata per tre volte in tre differenti giorni nello stesso esercizio è prevista inoltre una chiusura da 1 a 10 giorni.
Green Pass Obbligatorio le prime impressioni sulla fase 1
Si è appena conclusa la fase 1 del Green Pass, che ha visto l’obbligo di esibire il certificato verde nel luoghi al chiuso, entrato in vigore dal 6 agosto.
Con l’arrivo della fase 2, iniziata il primo di settembre, si è concluso il primo banco di prova per la certificazione verde, che ha portato risultati positivi, nonostante le proteste.
Se da una parte l’opinione pubblica ha reagito bene all’introduzione del Green Pass, nettamente preferibile alle quarantene che lo hanno preceduto. C’è ancora chi non riesce ad accettarlo.
Tra questi troviamo le prime 37 sanzioni contestate per il mancato accertamento del possesso della certificazione Verde.
Per un ammontare totale di 14.800 Euro sono 19 i gestori di attività e 18 i clienti che sono stati multati.
Green Pass fase 2: Quale futuro si prospetta?
Con l’entrata in vigore della seconda fase del Green Pass il 1° settembre del 2021, il governo ha dato il via libera per l’estensione dell’obbligo a scuole, trasporti e università.
Ancora in discussione è la possibilità che questa nuova fase possa includere i dipendenti delle aziende pubbliche e private, soprattutto se a contatto con il cliente.
I dubbi sono tanti e la discussione è molto accesa. Prima di tutto le scuole, dove per ora non si è ancora deciso se richiedere il Green Pass anche agli studenti, mentre per il personale scolastico è obbligatorio ad esibirlo. Discorso opposto per i trasporti, dove per ora solo i passeggeri devono essere in possesso del Green Pass.
Inoltre è in corso una bagarre tra Confindustria e i Sindacati per capire come comportarsi con i tamponi per i dipendenti non vaccinati.
A chi spetta sostenere il costo dei test (da eseguire ogni 48h) per mantenere il Certificato Verde valido?
Secondo i sindacati i DPI sono sempre stati a carico del datore di lavoro e il tampone dovrebbe appartenere a questa caratteristica. Tuttavia visto lo stato d’emergenza, si attende una decisione del legislatore in merito.
Per Confindustria dovrebbe essere il governo a doverne garantire la distribuzione. Ma questa non sembra poter essere una strada percorribile al momento.
L’importanza del Green Pass per evitare nuove chiusure
Da quando il Green Pass era ancora solo un embrione si è sollevata una masnada di voci che hanno distolto da subito l’attenzione dalla sua vera utilità.
Da una parte c’è chi sostiene che sia una “limitazione delle libertà”, oltre che “incostituzionale”, mentre dall’altra è stato accolto come una bella batosta a chi non si era ancora vaccinato.
In realtà l’importanza del Green Pass non si limita a questo scontro ideologico, troppo spesso politicizzato, ma si inserisce in un contesto ben più ampio.
Secondo la Costituzione Italiana la salute è tutelata non solo come diritto fondamentale del singolo ma altresì come interesse della collettività.
In questo contesto si inseriscono tutte quelle persone che per motivi di salute non possono accedere al vaccino e per questo motivo vanno tutelate. Inoltre l’introduzione del Green Pass, reso possibile grazie alla campagna vaccinale, ha introdotto una reale alternativa alle restrizioni del 2020.
Sia i Lockdown che la Certificazione Verde seguono il metodo dell’isolamento del Virus come arma per sconfiggerlo. Se prima venivano limitati gli spostamenti per limitarne la diffusione, ora la tendenza è quella di far riunire le persone con minor rischio di contagio.
Una soluzione ancora in fase di sperimentazione, ma che promette di far meno male delle chiusure forzate che hanno colpito le aziende lo scorso anno.
A cura di Renato M.G. Sarlo
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