Realtà virtuale e sicurezza sul lavoro, il futuro è oggi

Il futuro della sicurezza sul lavoro parte dalla realtà virtuale: grazie a questa nuova tecnologia si aprono nuove e interessanti strade nella formazione dei lavoratori.

A qualcuno potrebbe sembrare strano, ma non stiamo parlando di fantasie visionarie e irrealizzabili, bensì di un realtà concreta già da oggi. Basti pensare che anche INAIL si è impegnato attivamente negli ultimi periodi nella ricerca finalizzata all’applicazione della realtà virtuale alla sicurezza del lavoro.

Ma cos’è la realtà virtuale e come si applica alla sicurezza sul lavoro?

Domande come questa aprono un ventaglio di possibilità che esploriamo in questo articolo, dove parleremo di nuove metodologie per la prevenzione e la sicurezza.

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Che cos’è la realtà virtuale?

Prima di occuparci di realtà virtuale applicata alla sicurezza sul lavoro vediamo innanzi tutto di capire di cosa si tratta.

La realtà virtuale (VR) è una tecnologia che permette di ricreare scenari e situazioni realistiche grazie alle simulazioni.

È un mondo virtuale parallelo a cui si può accedere indossando un visore VR. Una volta acceso, l’utente si ritrova immerso in prima persona in un’esperienza e un’ambientazione creata a computer con cui può interagire liberamente.

La realtà virtuale applicata alla formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro

Tutto questo si traduce nell’ambito della sicurezza sul lavoro con risvolti davvero interessanti e importanti.

Tramite i visori VR e i software di simulazione vengono riprodotti gli ambienti lavorativi. Al loro interno i lavoratori possono vivere situazioni di pericolo e in questo modo esercitarsi senza rischiare infortuni.

In questo modo anche l’addestramento per attrezzature e macchinari ne trae grandi benefici perché i lavoratori:

  • Familiarizzano con i controlli
  • Imparano a evitare gli errori più comuni,
  • Vengono addestrati all’utilizzo dei dispositivi di sicurezza.

Infine le persone che seguono le formazioni hanno anche la possibilità di esercitarsi a gestire le situazioni di emergenza. Il risultato sarà di avere più reattività ed esperienza pregressa quando si troveranno nella stessa situazione nella realtà al fine di ridurre gli infortuni.

Pro e contro della realtà virtuale applicata alla formazione sulla sicurezza

Tutto molto bello, ma è veramente così utile unire la realtà virtuale alla sicurezza sul lavoro? Oppure è solo la moda del momento?

Partiamo col dire che quando si parla di sicurezza niente di ciò che può aiutare a tutelare la salute dei lavoratori è inutile. Dopodiché, vediamo più approfonditamente quali sono i pro e i contro di questa novità “fantascientifica”.

Corsi sulla sicurezza più coinvolgenti e meno noiosi

I corsi sulla sicurezza sono visti spesso con reticenza. Molti imprenditori non in possesso di un’adeguata cultura della sicurezza li vedono più come costo che come investimento, ma anche alcuni lavoratori preferirebbero evitarli.

Questo soprattutto quando partecipano a lezioni poco coinvolgenti e non interessanti.

Aumentare le tecniche comunicative che rendono la formazione più efficace è fondamentale e in questo l’applicazione della realtà virtuale può contribuire notevolmente.

Imparare facendo, grazie alle simulazioni, può essere la chiave che mette d’accordo tutti in virtù di risultati più soddisfacenti.

Un addestramento diretto per affrontare contesti ad alto rischio

Prova a immaginare di vivere un’esperienza virtuale di scivolamento da un tetto: quante vite si potrebbero salvare grazie a un’esperienza guidata?

La carenza di formazione e addestramento in questi casi può fare la differenza tra vita e morte. Una prova guidata e simulata di cosa è giusto fare e come affrontare la situazione è un aiuto enorme in casi come questi.

Si possono migliorare:

  • Le tecniche di salvataggio
  • La corretta gestione degli scenari emergenziali
  • Le pratiche di prevenzione
  • La formazione sull’utilizzo delle attrezzature e dei macchinari

La paura insegna più dei libri, anche se virtuale

Una delle prime impressioni che colpiscono quando si prova una realtà virtuale è quanto le sensazioni che emergano siano reali.

Si favorisce lo “shock positivo” che aiuta a sensibilizzare i lavoratori tramite la simulazione del panico che si prova durante l’emergenza. In questo modo si familiarizza con la paura e si impara a prevenirla, perché si mitiga l’incoscienza data dalla mancanza di esperienza.

L’insegnamento che se ne può trarre è che la vita è una sola e non vale la pena metterla in “discussione”. Questo migliora la percezione che il lavoratore ha dei sistemi di sicurezza e delle pratiche di prevenzione.

Adattabilità ad ogni contesto lavorativo

L’implementazione della tecnologia della realtà virtuale applicata alla sicurezza sul lavoro spinge a diventare sempre più specifica. Si tende a creare scenari lavorativi sempre più verosimili e variegati per ogni tipo di attività.

Questa personalizzazione di fatto non ha limiti e verrà migliorata giorno dopo giorno, quindi anche se oggi potrebbe risultare limitata, non sarà così per sempre.

Questo genera un bel risparmio delle risorse e dei tempi. Le aziende infatti potranno ottimizzazione i processi produttivi mentre i neoassunti vengono formati virtualmente.

Qualche contro sulla Realtà virtuale e sicurezza sul lavoro: cosa può essere migliorato

Fino a qui tutto bene, ma dove c’è un bicchiere mezzo pieno ce n’è anche uno vuoto. Quindi quali sono gli aspetti negativi o che possono essere migliorati?

I costi potrebbero rappresentare un limite per le realtà più piccole. Ad oggi l’investimento per la realtà virtuale applicata alla sicurezza sul lavoro non è alla portata di tutti. In futuro molto probabilmente si assisterà a un adeguamento dei prezzi, ma per ora la realtà virtuale è accessibile solo ad aziende medio-grandi.

Sono queste che possono dedicare un budget adeguato alla sicurezza sul lavoro ed alla formazione ed addestramento dei lavoratori.

Un secondo punto su cui si potrà migliorare è la qualità grafica e l’usabilità, che per ora è limitata da cavi che ne compromettono la maneggevolezza.

 

Articolo a cura di Renato M.G. Sarlo

 

 

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Author: Giorgio Grimani
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